Chi investe nel mercato immobiliare attraverso le compravendite, solitamente è spinto dall’obiettivo del guadagno sull’operazione immobiliare che affronta, acquistando a poco per rivendere a un prezzo più alto.
Bisogna però considerare che i guadagni derivanti dalla compravendita sono oggetto di tassazione da parte dello Stato: in questo caso si parla di plusvalenza.
La plusvalenza è il guadagno, ovvero la differenza positiva del prezzo dell’immobile venduto rispetto al prezzo al quale il soggetto lo aveva acquistato.
Ad esempio, se si acquista un immobile a € 180.000 e lo si vende a € 215.000 la plusvalenza ottenuta è di € 35.000.
Le imposte sulla plusvalenza sono quindi calcolate sul guadagno totale, al netto di alcune spese che vengono dedotte:
– vendono dedotte le fatture delle spese per lavori di manutenzione straordinaria eventualmente sostenuti
– è dedotto il costo delle tasse per l’acquisto
– è dedotto infine il costo del notaio.
Dedotte le spese viene quindi applicata la tassazione che potrà essere onorata a scelta insieme agli altri redditi IRPEF o contestualmente al rogito notarile, come imposta sostitutiva al 26%.
La tassazione della plusvalenza avviene sempre, dopo la rivendita di un immobile a un prezzo più alto, anche in caso di donazione: in questo caso la plusvalenza è calcolata in base alla differenza tra il prezzo di vendita e i costi sostenuti da chi dona per l’acquisto o la costruzione dell’immobile.
L’unico caso in cui la plusvalenza non viene applicata è quello in cui l’immobile sia venduto dopo cinque anni dall’acquisto.
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