Si è avviato in Parlamento in questi giorni l’iter della delega per la riforma fiscale, un provvedimento di 10 articoli riguardanti i redditi da capitale e da lavoro che passerà successivamente all’esame del Senato.
Fra circa due anni l’Italia dovrebbe avere una riforma delle imposte dirette e indirette, portando entro il 2026 alla revisione del catasto dei fabbricati allineando le rendite a valori di mercato.
Attraverso i dati forniti dai Comuni e dall’Agenzia delle Entrate sarà possibile prima di tutto una verifica e un controllo capillare sugli immobili e i terreni non dichiarati, dando una stretta all’elusione e all’evasione fiscale.
ART.7 DELEGA RIFORMA FISCALE
L’Art. 7 della delega fiscale riguarda la modernizzazione degli strumenti di mappatura degli immobili e la revisione del catasto fabbricati con lo scopo di effettuare un’operazione di trasparenza ed equità.
Il Governo è delegato a prevedere strumenti adeguati che saranno messi a disposizione dei comuni e dell’Agenzia delle Entrate, che hanno lo scopo di accelerare l’individuazione e il corretto classamento degli immobili non censiti (stimati in circa 1,2 milioni) o che non rispettano la reale consistenza di fatto, destinazione d’uso o categoria catastale; di regolarizzare i terreni edificabili accatastati come agricoli; di individuare gli immobili abusivi.
Punto importante della riforma è anche quello di facilitare la condivisione dei dati e dei documenti in via telematica tra gli uffici comunali competenti e l’Agenzia delle Entrate per avere un unico database coerente.
È prevista inoltre un’integrazione delle informazioni presenti nel catasto dei fabbricati attraverso l’attribuzione del valore patrimoniale e della rendita adeguata ai valori attuali di mercato, oltre alla rendita catastale già presente determinata secondo la normativa vigente. In merito a questo punto si dovrà lavorare per trovare un meccanismo di adeguamento periodico.
Per le unità immobiliari di interesse storico o artistico, individuate ai sensi dell’art.10 del Codice dei beni culturali e del paesaggio (d.lgs.42 del 2004 e successive modificazioni) sono previste adeguate riduzioni del valore patrimoniale medio ordinario che tengano conto dei particolari e gravosi oneri di manutenzione e conservazione, oltre che del complesso dei vincoli legislativi legati alla destinazione d’uso e al restauro.
Prima di tutto per la determinazione dei valori degli immobili ai fini fiscali cambierà la suddivisione delle aree comunali che è incongrua rapportata alla situazione attuale. Rispetto a prima saranno identificate microzone atte all’individuazione di prezzi e canoni; su Milano sono già state create 41 zone censuarie contro le tre esistenti, a Roma ben 233 contro le sette esistenti.
La superficie degli immobili residenziali inoltre sarà espressa in metri quadrati anziché in vani perché questi ultimi possono essere di diversa metratura e non è corretto indicare con lo stesso valore vani di metratura differente. Gli immobili inoltre saranno classificati come ordinari e speciali.
ESTIMI OBSOLETI
Il nuovo Catasto funzionerà diversamente da quello attuale. Dopo circa trent’anni si è giunti alla necessità di un aggiornamento degli estimi, cioè delle tariffe utilizzate dallo Stato e dall’Amministrazione Tributaria per la determinazione del reddito generato da un bene immobiliare.
Ciò che preoccupa con la riforma del catasto è l’inasprimento delle imposte nel caso si mantenessero le aliquote attuali. Le basi imponibili ottenute dagli estimi adeguati ai valori di mercato e dai coefficienti moltiplicatori a seconda del tipo di tributo, potrebbero far lievitare e non di poco le tasse come Imu, le imposte di registro per chi vende da non costruttore, le imposte di successione o donazione, l’Irpef sulla seconda casa se non locata.
C’è chi pensa che sarà comunque necessario un ribasso delle aliquote Imu che, tra lo 0,76% e l’1,14%, sarebbero troppo alte per sorreggere il peso del cambiamento. Si premette che per ovviare alla stangata, la riforma del catasto arriverebbe a parità di gettito fiscale.
Essendo obiettivo principale dell’adeguamento del catasto la regolarizzazione degli immobili non censiti e il recupero dell’evasione dei tributi, si rende necessario questo intervento in nome dell’equità.
Le informazioni in possesso al momento non parlano di modifica delle aliquote e nemmeno di aumenti delle tasse; comunque sarà un percorso complicato e lungo almeno 5 anni, che però è necessario intraprendere.